Scalare in Patagonia, le due montagne più amate dagli escursionisti
Tra il Cile e l’Argentina, troviamo due montagne molto ambite dagli alpinisti provenienti da tutto il Mondo. Scopriamo insieme questi due colossi così difficili da scalare.
La Patagonia è una terra di confine spettacolare. Se il sogno di ogni alpinista sembra essere quello di scalare vette come l’Everest, il K2, l’Annapurna o il Nanga Parbat, ci sono anche altre montagne sulla Terra che, nonostante non contino altezze così eccezionali, sono estremamente affascinanti agli occhi degli escursionisti di tutto il mondo. Tra queste vette troviamo il Cerro Torre ed il monte Fitz Roy, noto come Cerro Chaltén.
Le scalate storiche al Cerro Torre, la montagna impossibile
Il Cerro Torre si erge nel meraviglioso Parco nazionale Los Glaciares, dichiarato Patrimonio dell’UNESCO: un parco che conserva e protegge paesaggi unici come la foresta andina, la steppa patagonica, l’area glaciale e il ghiaccio continentale. Qui si trova il famoso ghiacciaio Perito Moreno, i cui blocchi di ghiaccio finiscono nel Canale de Los Téèmplanos.
Caratteristiche sorprendenti del Cerro Torre
Il Cerro Torre è alto solo 3128 metri ma ciò che lo rende unico al mondo è la sua vetta: una fra le più inaccessibili del mondo, dove le condizione climatiche e meteorologiche della regione sono particolarmente sfavorevoli, dove le temperature possono scendere repentinamente fino ai 30 gradi sotto lo zero. Su questa montagna, negli anni Settanta, è stata segnata la storia dell’andinismo tecnico ad opera (principalmente) di scalatori italiani. Qualunque via si scelga, bisogna affrontare almeno 800 metri di parete granitica, per arrivare ad una cima perennemente ricoperta da un “fungo” di ghiaccio.
Ad una prima occhiata si potrebbe incorrere nell’errore di vedere questa montagna come una guglia di poco superiore ai tremila metri nel massiccio del Fitz Roy, un piccolo punto nero su mappe geografiche molto dettagliate. Per gli alpinisti più esperti invece, questa vetta è un urlo di pietra: un obelisco di puro granito e ghiaccio che si innalza verticale per più di due chilometri da terra, un vero e proprio missile puntato contro il cielo.
Le scalate storiche
Nel 1958 ci furono due spedizioni italiane che provarono a scalare il Cerro Torre da due punti diversi (una dal versante occidentale e l’altra da quello orientale) ma, non potendo collaborare tra loro, le spedizioni fallirono entrambe. Alcuni componenti di queste spedizioni, come Walter Bonatti e Cesare Maestri però non si arresero e programmarono le successive ascese. Nel 1959 Cesare Maestri tentò l’impresa con il ghiacciatore di origine austriaca Toni Egger. Un’impresa che suscitò molte domande e critiche. Una settimana dopo la partenza, Cesare Maestri venne recuperato, in uno stato mentale poco lucido, ai piedi della montagna mentre Egger invece era morto precipitando durante la discesa. Quando Maestri raccontò che cosa era accaduto, disse di aver conquistato la vetta il 31 Gennaio e di aver scattato delle foto come prova. Le foto erano però rimaste nella macchina fotografica che era caduta insieme ad Egger. Anni dopo, venne ritrovato il corpo di Egger, ma delle foto non ci fu traccia. Maestri tentò nuovamente la scalata negli anni Settanta ma fu accusato di aver utilizzato mezzi sleali per farlo. Fu invece la spedizione dell’americano Jim Brindwell nel 1974 ad essere considerata la prima vera conquista del Cerro Torre: Brindwell percorse la via del compressore senza l’ausilio di quei mezzi che furono contestati a Maestri.
Cerro Fitz Roy, il simbolo della provincia di Santa Cruz
Sempre nel Campo de Hielo sur, nei pressi del villaggio di El Chaltén, si trova la montagna del Cerro Chaltén, meglio conosciuta con il nome di Cerro Fitz Roy, una montagna mitica del Parco Nazionale Los Glaciares. Si trova nella provincia di Santa Cruz, nella Patagonia Argentina. La sua cima arriva a toccare i 3400 m di altitudine. Per riuscire a compiere la scalata per arrivare a conquistare la vetta occorre essere degli alpinisti molto esperti e dotati di un’eccezionale preparazione tecnica perché, oltre alle condizioni climatiche sfavorevoli, le pareti di granito della montagna si presentano particolarmente ostiche rendendo la scalata molto complicata. Se il mondo ci regala paesaggi impossibili e scenari sontuosi, di una maestà tale da restare impressi per sempre nella nostra memoria, il monte Fitz Roy resta un ricordo indelebile.
I suoi versanti seghettati, dalle cime appuntite, sembrano strappare il cielo. Quassù i condor volteggiano su questo sfondo incredibile, dai colori forti e le nuvole assumono le forme più bizzarre, sospinte dalla forza dei venti: il suo nome, Chaltén deriva dalla parola in lingua Aoniken che significa appunta la montagna che fuma (a causa delle frequenti nuvole che si addensano sulla sua sommità. Per il popolo mapuche il Fitz Roy era considerato una montagna sacra.
Alla conquista della vetta
Francisco Perito Moreno la battezzò Fitzroy nel 1877 in onore dell’esploratore Robert FitzRoy. l monte Fitz Roy è stata scalato per la prima volta dall’alpinista francese Lionel Terray accompagnato da Guido Magnone nel 1952, nella spedizione che causò la morte del grande alpinista Jacques Poincenot. Nonostante la sua bassa altitudine, il monte Fitz Roy è considerato di difficile ascesa, ed il granito molto compatto di cui è composto, oltre alle condizioni climatiche generalmente estreme, richiede un elevato livello di esperienza alpinistica. Per questo le scalate non sono frequenti.